La situazione è sempre più tesa alla ex discoteca Zebra di Sarzana, dove da alcuni mesi sono ospitati una novantasettina di profughi di nazionalità islamica. Personcine che non si comportano mica tanto bene. L’altro giorno si sono lamentati perché il brunch delle 11.00 non era buono e lo hanno donato alle famiglie sarzanesi povere. Per ogni famiglia sarzanese povera che gestiscono, i migranti ricevono dalla Prefettura una banconota da 35 euro del Monopolino. E ancora, nel fine settimana si sono lamentati perché nel carrello dei liquori c’era meno scelta che nel frigobar di un alberghetto a due stelle e loro di fare figure con gli ospiti non ne hanno voglia. Il culmine della tensione si è toccato ieri, quando i profughi, in un comunicato stampa, hanno dichiarato: “La cena non è buona e nemmeno la mediatrice culturale”. I giovanotti infatti non apprezzano l’operatrice 62enne che si occupa delle loro pratiche e gli fa fare delle attività con la palla medica e i colori. Dicono che è scarsa di petto e che hanno sentito che alla Cittadella del Pegazzano ci sono le assistenti sociali prosperose che volendo ti lavano la macchina strusciandosi sul cofano (perciò i migranti hanno cortesemente chiesto delle autovetture, altrimenti è inutile). “Se pensiamo a questi favoritismi – scrivono nel comunicato – ci sale la rabbia. La rabbia e, ogni tanto, pure il vaiolo e l’ebola”. Il sindaco Caparra si è fatto sentire: “Se non vi comportate bene – ha detto ai giovani riottosi – vi porto tutti al Festival della Mente per la lectio magistralis di Luciano Canfora”. Loro si sono spaventati tanto e i più fragili, per sicurezza, hanno detto che il televideo assicura che nel loro paese la guerra è finita e quindi, se non scoccia, rientrano.
Omar Bozo