“Se avessi figlio gay lo metterei in un forno perché panificazione è comparto solido”

Estrapolare qualche parola dal contesto e darla in pasto ai bollori della stampa è lo sport favorito della sinistra, come si è capito anche nelle scorse ore, in occasione dello squallido agguato teso a Giovanni De Paoli, consigliere regionale della Lega Nord, persona così buona e calma che l’unica mattata che ha fatto in vita sua è iscriversi a Facebook come “Giancarlo” invece che come “Giovanni” (vero). “Se avessi un figlio gay lo metterei in un forno!”, avrebbe detto De Paoli di fronte a una serie di genitori di figli omosessuali (concepite fuori dal matrimonio, avanti così!) secondo le rielaborazioni della sinistra e della stampa di area (Crac!). Ma le cose sono andare ben diversamente. “In realtà – ha spiegato lo stesso De Paoli – io ho detto: ‘Se avessi un figlio gay, lo metterei in un forno, perché la panificazione è un comparto ancora molto solido’. Insomma, il mio è un ragionamento di amore e buon senso. Il ragazzo vorrebbe senz’altro fare il ballerino, l’architetto, il ruffiano, il giudice di X Factor, ma io, padre previdente, lo sistemerei così, per dargli le stesse opportunità delle persone sane”. Si perdono quindi nel vuoto le interpretazioni fantasiose degli avversari. “Brucerebbe suo figlio nel forno? Io non brucio mai niente, manco uno sformato, perché ce ne ho uno ventilato bellissimo, di forno”, aveva per esempio attaccato a casaccio la dott.ssa Paita. Intanto, le associazioni Cnaahaha e Confartigiancarlo, per i prossimi corsi per panificatori, hanno disposto l’utilizzo obbligatorio di guanti, non si sa mai che, su stimolo di De Paoli, arrivino un sacco di ragazzi particolari. Sferzante il consigliere regionale Andrea Costa: “Noi come Ncd facciamo attivamente politica dei due forni ma a De Paoli per sicurezza non ce ne imprestiamo nemmeno uno”. Finale con risatine finte e un po’ forzate come a Paperissima Estate.

Paolo Frates