Nei giorni scorsi i palombari del Comsubin bum bam hanno rinvenuto, al largo dell’isola Palmaria, l’isola del Tino, e poi sono andati a vantarsi con gli incursori, e giù botte. Poi sono tornati in acqua e, oltre il T. netto, hanno rinvenuto e recuperato un relitto romano risalente alle Guerre Pudiche, quindi primissimi anni ’50: era un’Italia diversa. L’Autorità portuale si è fatta subito avanti per inserire la carcassa nella conta del traffico crocieristico come nave “Cartago” della Royal Caribbean, Forcieri ha anche sentito Anco Marzio, sono colleghi, ed era tutto ok. Però sul più bello (Marco Raffaelli) si è inserita Atc, la temibile municipalizzata del trasporto pubblico locale. Il presidente Renato Barbetta ha infatti battuto i pugni sul tavolo di amianto, reclamando l’antico relitto per l’azienda. “Vogliamo acquisirlo per usarlo come filobus e abbassare l’età media del parco mezzi – ha dichiarato il presidente più amato dopo Pertini (che quindi quando muore lascia la prima piazza al Renè)-. A mettere a regime il mezzo non ci vuol niente: levi le anfore di terracotta e le regali alla Motorizzazione per ammorbidirli, metti tre o quattro ruote sotto lo scafo, recluti l’autista, lo iscrivi ai Cobas, gli decurti lo stipendio del 20% (poi gliene togli metà, tanto loro non sanno fare bene il calcolo a mente e non hanno la calcolatrice scientifica perché oltre le medie non sono andati), installi l’aria condizionata dalla politica e si va”. Alla fine è venuto fuori che la nave è anche un po’ più giovane, età imperiale. L’ha detto Ben Hur, uscito ieri dal relitto, e Guerri zitto.
Omar Bozo