Non gli è bastato nascondere i due mandati da sindaco svolti negli anni ’80 per farsi ricandidare a primo cittadino pentastellato la prossima primavera, sfidando Arthur Friedenreich, l’attuale mayor, a caccia di un secondo provvidenziale mandato. Né gli è bastato sostenere che la creatura a Cinque stelle negli anni ’80 non esisteva ancora, spiegando che “l’unico movimento, all’epoca, era in Piazza San Babila quando ero paninaro e avevo tante squinzie e addirittura Squinzi”. Nossignore: Marco Grondacci vuole continuare a destare scalpore. L’ultimo episodio che ha fatto parlare del giurista ambientale, cioè uno che passa la vita giurando che gli piacciono i fiumi, i prati e le stalagmiti, è un deprecabile caso di violenza sugli animali, che gli è valso una denuncia a piede nudo nel parco. Infatti, come è noto, Grondacci ama l’ambiente, ma odia chi lo popola, infatti anche a Age of Empires faceva delle mappe magnifiche ma non ci metteva nemmeno una pecorella, e le contemplava per ore, finché non passava il capo ufficio e andava su tutte le furie, costringendolo ad antropizzare lo scenario usando i Maya perché lo divertiva il verso dei tacchini. Che è successo a casa Grondacci? Semplice. Il cane di Marco, splendido esemplare di Pecoraro Scagno, si è costruito da solo una cuccia, in vista dell’inverno, senza tuttavia fare le pratiche per l’Autorizzazione integrata ambientale. Grondacci non c’ha più visto ed è passato alle maniere forti, picchiando l’animale per la mancanza di autorizzazione. Menando il can per l’Aia, insomma. Concretamente, purtroppo, e non in senso figurato, come vuole il proverbio, che ricorda il caso di quel signore che cercava di percuotere un cane per le vie del fulcro governativo olandese. Una cosa che comunque a Grondacci è capitata circa trent’anni fa, in interrail. Era tutto nudo e sudato, il cane lo vedeva solo lui ed era arrivato mezz’ora prima da Amsterdam, dove si era fermato due settimane per ragioni di studio.
Omar Bozo