La gestione di una spiaggia, diversamente dalla carica di sindaco, non è ereditaria. Questo però, per anni, a Lerici hanno fatto finta di non saperlo. E si tratta soltanto di una delle storture che hanno caratterizzato le due decadi di dominio incontrastato della società partecipata Lerici Mare, in mano al Comune per il 51% e ai soci privati per il restante 83. Anni di irregolarità di ogni sorta: salvamento a mare garantito solo per bagnanti di centrosinistra, massimo di una sdraio per famiglia per la difficoltà di declinare il termine al plurale, castelli di sabbia distrutti ai bimbi aggrappandosi a vacue questioni di paesaggistica. E non finisce qui. “Addirittura, come ha evidenziato anche il Consiglio di Stato – ha dichiarato il sindaco Leonardo Paoletti -, i soci privati della Lerici Mare costringevano la gente, in particolare i bambini, a fare il bagno dopo mangiato, cosa pericolosissima. C’è chi è morto di congestione e ancora oggi galleggia al largo, gonfio e livido, da tempo omologato come utile boa di segnalazione”. Agli attacchi dell’amministrazione alla passata gestione delle spiagge ha risposto l’ex assessore Michele Fiore, già bagnino per la Lerici Mare: “Io mi occupavo principalmente di respirazione bocca a bocca. Come vedevo una donna tra i 15 e i 65 anni stesa in spiaggia, per scrupolo, mi ci buttavo addosso. Un’esperienza preziosa, e fortunatamente ormai è tutto in prescrizione”.
Omar Bozo